Home News L'asma bronchiale nel bambino, un ritorno impossibile

L'asma bronchiale nel bambino, un ritorno impossibile

10 Marzo 2019

L'asma bronchiale nel bambino, un ritorno impossibile

L’asma bronchiale è una malattia che colpisce il 10% circa dei bambini e il 5% degli adulti, ha una sintomatologia eterogenea  caratterizzata da respiro sibilante, mancanza di respiro, oppressione toracica e tosse e si associa ad iperattività delle vie aeree. I sintomi e l’ostruzione respiratoria possono risolversi spontaneamente o in risposta alla terapia e ripresentarsi con tempi e intensità variabili anche come conseguenza a particolari condizioni, quali: esercizio fisico, esposizione ad allergeni, cambiamenti climatici, infezioni virali, stress ecc. I fattori predisponenti riguardano solitamente una componente genetica nella iper-produzione di immunoglobulina (mediatore biologico delle risposte allergiche) e di produzione bronchiale eccessiva.
Durante una “crisi asmatica” i bronchi, infiammati, si restringono determinando una difficoltà nel passaggio dell’aria (broncospasmo). Questo avviene per una contrazione dei muscoli che avvolgono i bronchi (i muscoli dunque “strozzano” i bronchi) e la mucosa si gonfia per accumulo di liquido fuoriuscito dai vasi bronchiali provocando, così, una quantità eccessiva di catarro nello spazio interno ai bronchi il quale, a sua volta, va ad ostruire il passaggio d’aria.
L’iper-reattività bronchiale è il cardine dell’asma e discrimina i soggetti asmatici da quelli non asmatici. La gravità dell’asma è data, come sopra esposto, dalla presenza del broncospasmo, dell’edema e delle secrezioni delle mucose prodotte dall’infiammazione delle vie respiratorie.
L’asma è caratterizzato da una ipersensibilità nella risposta ad alcuni stimoli: nel caso di asma allergico sono rintracciabili alcuni allergeni che provocano una risposta esagerata delle vie respiratorie, come acari, muffe, metalli ecc.; nel caso di asma non allergico, la crisi respiratoria viene spesso provocata dall’esposizione ad un ambiente poco confortevole per il soggetto, ad esempio in presenza di un clima troppo umido o troppo caldo, presenza di fumi, sforzo fisico eccessivo ecc.
Dalla letteratura e dalla clinica emerge, in entrambi i casi di asma, una componente significativa dell’emotività nello scatenare l’attacco asmatico, soprattutto per quanto riguarda stimoli emotivi improvvisi e intensi come la gelosia, l’ira, l’ansia ecc.
Il modello eziologico che risulta essere alla base del paziente asmatico è certamente di tipo multifattoriale: a partire da una predisposizione genetica e ambientale, è stato provato come l’asma tenda a non svilupparsi se non in concomitanza di un certo modello relazionale primario bambino/caregiver e di come tale modello relazionale preveda una madre poco capace di accogliere e contenere in modo sufficientemente coerente, continuo e autentico i bisogni di dipendenza, rassicurazione e gratificazione di cui il bambino necessita.
Il rapporto di attaccamento che si viene a creare concorre a spiegare il comportamento asmatico poiché esso sembra favorire un particolare modello di risposta alle situazioni emotive stressanti che, nel caso del bambino asmatico, privilegia la via somatica rispetto a quella di espressione emotiva. Alcuni studi hanno mostrato, infatti, come i soggetti con manifestazioni allergiche di varia natura presentino un rapporto inverso tra reattività biologica e reattività emozionale (maggiore risulta la risposta asmatica minore è la reazione emotiva manifesta): questo dato  suggerisce la possibilità che nel soggetto asmatico o allergico sia stato appreso precocemente uno “stile gestionale delle emozioni” caratterizzato da repressione delle manifestazioni comportamentali ed intrapsichiche delle emozioni in presenza di stressors emozionali intensi e persistenti.
Nell’ambito di un modello interpretativo ecobiopsicologico, è possibile pensare che il soggetto con predisposizione asmatica viva alcune emozioni, come ostilità e aggressività, come non tollerabili e ciò lo porti ad una repressione cronica di un certo comportamento emozionale; questo processo, inoltre, non mediato né contenuto dall’adulto di riferimento,  porta presumibilmente all’istaurarsi di un particolare assetto della risposta neurovegetativa e neuroendocrina che a sua volta predispone il sistema immunitario all’ipersensibilità allergica.
Le persone asmatiche, infatti, sembrano produrre una minor quantità di adrenalina, soprattutto come agente di coping nelle situazioni stressanti, avendo “sostituito” questa modalità con la risposta asmatica: l'adrenalina, infatti, è un ormone sintetizzato dal surrene e ha effetto di accelerazione della frequenza cardiaca e dilatazione delle vie aeree bronchiali, esalta, cioè, la prestazione fisica migliorando la reattività dell’organismo (risposta di attacco e fuga).
In quest’ottica, le risposte attive/aggressive (adrenaliniche) sarebbero inibite per via del modello relazionale precoce madre/bambino e ciò porterebbe all’inibizione sistematica di alcune particolari modalità di espressione emozionale con una tendenza alla dissociazione della risposta catecolaminica (adrenalina e noradrenalina) ogni volta che essa viene sollecitata da stressors interni o esterni.
Per riassumere, l’asma comporta, dunque, una risposta di inibizione (dissociazione) dell’aggressività attiva, e un’iper-attivazione dei bronchi con presenza del broncospasmo, dell’edema e delle secrezioni delle mucose; in un’ottica simbolica, sembra delinearsi la presenza di un ambiente umido (l’edema, in quanto accumulo di liquidi in uno spazio interstiziale dell’organismo), avvolgente (i muscoli bronchiali) e privo di conflitto (mancanza della risposta adrenalinica).
Come spiega Frigoli D. in relazione alla patologia asmatica nel bambino: “Il fattore psicodinamico essenziale individuato era rappresentato da un conflitto che ha il suo centro in una eccessiva e non risolta dipendenza dalla madre. Questa dipendenza dalla madre non si configura tanto come desiderio orale, quanto piuttosto come desiderio di essere costantemente protetto e circondato dalla madre con fantasie intrauterine che si manifestano nel simbolismo dell’acqua, dell’ingresso in caverne o in luoghi chiusi, ecc. (French, Alexander e altri)”.
Comportamenti materni ansiosi, poco coerenti e scarsamente sintonizzati ai bisogni e alle caratteristiche del bambino portano ben presto all’istaurarsi di un circolo vizioso di incomprensione e frustrazione per entrambi i componenti della diade. Il bambino si trova a vivere esperienze di assenza e di rifiuto reiterate non potendo, però, esprimerne la componente emotiva di rabbia e aggressività, poiché essa viene sperimentata come distruttiva nei confronti di un oggetto materno da cui il bambino stesso dipende. I bisogni del piccolo risultano essere riconducibili, così, ad una fase anteriore a quella orale, quest’ultima caratterizzata da bisogno di nutrizione e introiezione dell’oggetto. Il bambino, non sentendo di poter esprimere l’aggressività (nemmeno in modo primario attraverso il succhiare, incorporare, morsicare ecc.) fantastica un ritorno ad una fase intrauterina, priva di conflitto e in assenza di una differenziazione aggressiva dall’altro. La regressione a cui tende inconsapevolmente il bambino è dunque più vicina ad un ritorno nell’utero, in quanto ambiente ritenuto privo di conflitto e alterità. Il passaggio è più simile ad un passaggio a ritroso dal mondo dell’aria a quello acquatico, dove si è immersi in ciò di cui si ha bisogno e la frustrazione non è neppure concepita. L’asma è considerata una malattia psicosomatica già da molto tempo: uno dei primi psicoanalisti a indagare le malattie asmatiche fu proprio Freud stesso. In “Frammenti di un analisi d’isteria: Dora” (1901), egli considera l’asma di Dora come una forma di conversione isterica, sintomo che viene interpretato da Freud come l’espressione di un profondo disagio interiore in reazione alla partenza del padre, di un desiderio profondo di passività e dipendenza, come “una protesta narcisistica” elaborata attraverso meccanismi di difesa regressivi.
Secondo le teorie dell’attaccamento, è possibile ricollegare la malattia ad un modello di attaccamento insicuro (specialmente del tipo ambivalente) e ciò che avviene per il bambino asmatico potrebbe essere riassunto nella presenza di queste condizioni:
•  una predisposizione genetica (fragilità del respiratorio)
• una madre imprevedibile, con difficoltà nel comprendere i bisogni del bambino e a sintonizzarsi con essi. Ella sarà centrata sui propri bisogni e tenderà, in certi momenti, a fornire cura e affetto (anche eccessivi) mentre in altri momenti risulterà distante e inaccessibile (assente).
• una tendenza del bambino a controllare la madre (ritenuta imprevedibile e a volte pericolosa) per assicurarsene il più possibile la vicinanza. Le reazioni emotive risulteranno a loro volta ambivalenti poiché il bambino tenderà ad alternare momenti di rabbia a momenti di ricerca disperata di affetto.
• Una tendenza a dissociare i sentimenti di rabbia e a somatizzarli (asma)-
L’asma, infatti, è un’errata regolazione tra livello di CO2 e livelli di O2, ovvero una difficoltà nello scambio tra interno ed esterno, e ciò procura la serie di problematiche respiratorie, prima definite, che alimentano un circolo vizioso caratterizzato da quella “fame d’aria” che però non può mai essere saziata, poiché, dal momento in cui l’asmatico cerca di inspirare più aria, egli sperimenta l’aumentare del senso di soffocamento. Le reazioni fisiologiche (broncospasmo) messe in atto dal bambino asmatico possono, dunque, corrispondere a un tentativo (l’unico conosciuto?) di risolvere il problema di una disregolazione interno/esterno?
Il modello ecobiopsicologico cerca di tenere assieme, all’interno di un campo coerente. la dimensione della malattia, in questo caso l’asma, correlandola continuamente a tutte le altre informazioni provenienti dal contesto, dall’aspetto biologico e da quello psicologico del singolo paziente. L’asma, in quest’ottica, è un simbolo in quanto permette al soggetto di tenere unite due coppie di opposti come dipendenza/indipendenza, vicinanza/lontananza, presenza/assenza, accettazione/rifiuto ecc. fino ad arrivare alla coppia vita/morte (una delle caratteristiche dell’asma riguarda, infatti, un eccesivo trattenimento di anidride carbonica). Dal momento in cui il bambino sembra proprio ricercare una vita nuova e più accettabile nella regressione a stadi di sviluppo inferiori, come il ritorno all’utero prima citato o un ritorno ad una respirazione vegetale (utilizzo di CO2), è dunque lecito chiedersi se, proprio a partire dalla presenza della diade vita/morte, sia presente nell’asmatico un’elevata ambivalenza, totalmente inconscia e non elaborata? Dal momento in cui viene sottolineato “come la dimensione informativa dell’archetipo, tramite i simboli e le analogie vitali, sia in grado di orientare l’Io a rispondere adeguatamente in modo neghentropico alle fluttuazioni dell’ambiente interno e agli influssi dell’ambiente esterno” e come “materia e cognizione sono fra loro indissolubilmente legate, mentre la coscienza rappresenta una nuova realtà emergente” (Frigoli D. 2014) è necessario, per il terapeuta ecobiopsicologico tener conto di come materia e cognizione abbiano preso forma a partire dai modelli operativi interni della memoria implicita di quel particolare paziente e di come il lavoro terapeutico si debba improntare sulla conquista di quel livello superiore che è la coscienza per poter ri-orientare l’Io nel suo compito di coping; nel caso dell’asma si tratta di aiutare il soggetto a prendere coscienza delle proprie esperienze emotive di rabbia e tristezza senza sentirsene minacciato o spaventato; nel caso del bambino, naturalmente, è importante sostenere e accompagnare in un percorso terapeutico anche i genitori e le persone significative. Nella presa in carico del bambino asmatico è necessario, dunque, tenere presenti le molte variabili in campo, come: le caratteristiche temperamentali e caratteriali del bambino e del caregiver, il tipo di relazioni familiari, gli ambienti frequentati, l’età di insorgenza, la gravità e la continuità dei sintomi e delle crisi asmatiche, la tipologia di cura ecc.; soltanto un’analisi puntuale e simbolica di esse può dare un quadro interpretativo maggiormente realistico rispetto a quale tentativo quel particolare bambino sta mettendo inconsapevolmente in atto per gestire l’ambivalenza relazionale e le relative emozioni.
Ad oggi non esiste una cura vera e propria per l’asma ma una serie di indicazioni (farmacologiche e comportamentali) per ridurre e gestire il più possibile la problematica. Una presa in carico seria e completa del bambino asmatico dovrà, necessariamente, prendere in considerazione sia l’aspetto fisiologico che l’aspetto psicologico ed emotivo e tenere conto dell’ambiente fisico, familiare e relazionale vissuto dal bambino.

Bibliografia e sitografia
Biava P., Frigoli D., Laszlo E., Dal segno al simbolo. Il manifesto del Nuovo Paradigma in Medicina, Paolo Emilio Persiani, Bologna 2014
Frigoli D., La fisica dell'anima, Paolo Emilio Persiani, Bologna, 2013
Lis Adriana, Stella Silvio, Zavattini Giulio Cesare; Manuale Di Psicologia Dinamica, Il Mulino, Bologna 2002
Lezioni Psicosomatica Aneb 2014
Https://Nicolettacinotti.Net/Lasma-Bronchiale-2/

a cura della Dott.ssa Stefania Gioia, psicologa, psicoterapeuta