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Invidia: una lettura ecobiopsicologica

13 Febbraio 2020

Invidia: una lettura ecobiopsicologica

* di Dr. Diego Frigoli

Oggi la scienza ha costruito una visione della realtà basandosi sulla consapevolezza dell'essenziale interrelazione e interdipendenza fra i fenomeni nel mondo fisico e biologico e gli aspetti psicologici, sociali e culturali dell'uomo. Questo nuovo approccio alla realtà è stato sviluppato attraverso una concezione sistemica della vita che permette di relazionare i fenomeni più diversi servendosi di uno schema di riferimento nel quale ogni singolo fenomeno fa parte di un tutto integrato in cui le proprietà non possono essere ridotte a quelle delle sue parti. In quest'ordine di idee, il corpo, inteso come organi e visceri, è visto come una struttura dinamica aperta all'universo che intrattiene una serie di relazioni analogiche sottili con il microcosmo universo. […] Pertanto l'uomo è vivo come una “materializzazione” nel qui e ora dell'esistenza, dell'archetipo del Sè cosmico. Il Sè si manifesta sul piano della vita psichica nelle emozioni e sul piano fisico negli organi e visceri, tanto che esiste una corrispondenza biunivoca tra mondo psichico e realtà del corpo. Come le emozioni hanno un loro correlato specifico nel corpo, così gli organi di quest'ultimo posseggono un loro “riflesso” psichico specifico, sì che in linea di principio diventa possibile modificare il mondo emotivo attraverso un cambiamento del funzionamento del corpo. Quest’ impostazione somato-psichica, che riconosce agli organi del corpo un loro psichismo specifico, è simile come conclusione agli studi dello psicanalista L. Chiozza (1981) che testualmente afferma come

quello che chiamiamo corpo, organi, tessuti, cellule, o più semplicemente e generalmente l'esistenza materiale dell'essere vivente costituisce […] una “fantasia specifica”. Per “specifica” vogliamo significare propria di una determinata particolare realtà, materiale. […] L'idea o fantasia specifica e ciò che è inerente, l'inseparabile da una determinata materia, in quanto ambedue si costituiscono reciprocamente o dipendono da uno stesso processo.

Quindi la “fantasia specifica” non è il risultato delle proiezioni psicologiche sull'organo o sul corpo, ma è inerente alla materia stessa dell'organo o dell'apparato. Quest'ultimo da un lato possiede una propria funzione organica e dall'altro specifiche “fantasie” che la mente sembra registrare come “autonome” ma che in realtà sono in relazione con l'organo che le produce. A proposito del fegato e della cistifellea, L. Chiozza (1981) non esita a sostenere che

il flusso della bile attraverso il coledoco è nello stesso tempo e da un altro punto di vista una fantasia inconscia specifica, composta da un affetto, un'idea, un meccanismo, un'intenzione ugualmente specifica, per la cui denominazione facciamo uso della parola invidia, come quella più adatta al suo significato. Inversamente l’invidia come significato, sentimento, come impulso e come attività dell'Io, possiede un aspetto o corrispondente corporeo che, tra tutte quelle rappresentazioni che costituiscono la conoscenza del corpo nella nostra coscienza, sembra avere il riscontro più esauriente con quelle che configurano ciò che chiamiamo funzione biliare.

Per invidia, Chiozza indica quel sentimento di ostilità e rancore per chi possiede qualcosa che il soggetto invidioso desidera, ma non possiede. Secondo Melanie Klein, l'invidia è un sentimento primitivo sperimentato dal bambino sin dalla nascita e fondamentale per permettere a quest'ultimo di stabilire buone relazioni con il mondo. Se l’invidia non è eccessiva, dopo la fase in cui bambino vorrebbe impossessarsi della cosa che desidera, sottraendola alla persona invidiata, subentra il sentimento di gratitudine, che permette d’ introiettare l'oggetto ideale e di conseguenza costruire la propria identità. Se l'invidia è eccessiva, il bambino non può sperimentare l'esperienza di gratitudine, e oscillerà nella sua identità fra oggetto ideale e persecutorio, scindendoli fra loro, costruendosi così un destino dove non sarà mai ritrovata la speranza di ricevere amore o aiuto dal mondo. Sul piano simbolico l'invidia può essere vista come una vera e propria bile. Se la bile serve, infatti, a emulsionare i grassi e a favorirne l'assorbimento da parte del fegato, l'invidia “emulsiona” i contenuti emotivi estranei alla psiche primitiva del neonato, permettendo che questi utilizzi per la propria crescita gli aspetti del mondo esterno da introiettare per la propria identità.

Con queste affermazioni viene di fatto sancita la corrispondenza fra un evento del mondo esterno all’uomo e il suo aspetto interno, rappresentati nel corpo dall'attivazione dell'organo o del viscere e nella psiche dal corrispondente livello emotivo pertinente all'organo. Sulla base di quanto postulato, se ogni organo del corpo umano possiede fantasie specifiche particolari, il corpo dell'uomo come totalità, con la sua storia filogenetica e ontogenetica, può allora essere considerato l'organo materiale del Sè psicosomatico, depositario di specifiche fantasie? E quali saranno tali fantasie e in che rapporto esse staranno con l’Io? Eccoci di colpo collegati alla concezione archetipica di Jung amplificata dal risvolto psicologico della materia biologica sottovalutata da questo autore. In questa prospettiva di studio, quando parliamo di organo corporeo sede di un processo psichico, dobbiamo ritrovare in questa realtà psicosomatica non solo l'aspetto deterministico stretto, per esempio bile=invidia, ma soprattutto l'aspetto simbolico, per riunire in una visione sistemica sia i dati provenienti dalla biologia, fisiologia e embriologia dell'organo, sia le notizie fornite la cultura, dalla religione, dai miti, dal linguaggio popolare e dalle tradizioni, che di quell'organo hanno parlato.

Quest'integrazione dei dati biologici con i dati più legati alla vita dell'immaginario ha lo scopo di intersecare la storia dell'evoluzione con la storia analoga della coscienza collettiva che ha  fantasmizzato su quell'organo. Da quest'integrazione sarà possibile circoscrivere il modo di funzionare degli archetipi che Jung aveva esplorato come fattori di ordine delle immagini psichiche, dimenticando di esse i correlati con gli aspetti della corporeità. Come nella successione delle immagini psichiche sarà possibile ricavare quelle più arcaiche, così esse potranno essere  ultimamente poste in relazione con l'analoga evoluzione dell'organo nella filogenesi. Per esempio, un'immagine simbolica del sangue come liquido “rosso” e “caldo”, rimanderà ai mammiferi e agli uccelli, che sono le uniche specie a possedere un liquido ematico di tal fatta. Se il sangue è visto come essenza liquida senza connotati di sorta, rimanderà al mondo interno dei celenterati, che vivono un'essenza interna solo liquida. Stando così la corrispondenza fra evoluzione di un organo o apparato fisico e le corrispondenti immagini simboliche e metaforiche che lo descrivono, sarà possibile dallo studio delle immagini simboliche risalire ai processi evolutivi della materia organica cui tali immagini si riferiscono, così come l’evoluzione degli organi produrrà solo immagini simboliche specifiche indicanti il livello dell'evoluzione organica corrispondente.

 

* D. Frigoli, Il linguaggio dell’anima, Edizioni Magi, 2016, pp. 86-90