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Storia delle origini della coscienza

Storia delle origini della coscienza
Erich Neumann
a cura di Dr. Aurelio Sugliani

«Solo l'integrazione degli opposti può portare alla completezza,
e questa completezza è il vero scopo del viaggio interiore dell'uomo».
Erich Neumann

Dall’albero della psicologia analitica (o complessa) junghiana varie sono le ramificazioni che si sono sviluppate: dalla psicologia archetipica di Hillman, ai contributi di Fordham nello sviluppo infantile, alle riflessioni sul mondo onirico e fiabesco della von Franz e non ultimo alle considerazioni psicologiche-mitiche di Neumann sullo sviluppo ed evoluzione della coscienza.
Erich Neumann (1905-1960), filosofo e medico, allievo di Jung, pone la radice del suo pensiero nel substrato dell’inconscio collettivo dove trovare le determinanti archetipiche che sussumono la nascita e lo sviluppo della coscienza.
Nel suo fondamentale testo “Storia delle origini della coscienza”, scritto nel 1949, Neumann, esamina e approfondisce il concetto di sviluppo della coscienza umana attraverso una lente mitologica, utilizzando il mito e l’archetipo per tracciare il percorso dell’evoluzione psicologica dell'individuo e della collettività. Scrive infatti Neumann: «Per esaminare la formazione della personalità, dobbiamo rivolgerci ai miti che ne costituiscono la sedimentazione archetipica».
Per Jung, che ne scrive la prefazione, l’opera di Neumann è un proseguo del suo pensiero: «[L’opera] comincia proprio là dove anch'io, se mi fosse concessa una seconda vita, comincerei a radunare i disiecta membra della mia produzione, a controllare e a ordinare in un tutto organico tutti quegli “inizi senza continuazione”».
L’autore nella disamina dello sviluppo ontogenetico dell’individuo, ritiene che la coscienza egoica deve ripercorrere gli stessi stadi archetipici che hanno generato lo sviluppo della coscienza collettiva. «La coscienza egoica si evolve passando attraverso una serie di “immagini eterne”, e l’Io che si trasforma nel corso di questo passaggio sperimenta continuamente un nuovo rapporto con gli archetipi», sottolinea Neumann.
L’autore evidenza come l’evoluzione della coscienza attraverso vari stadi, rappresenta sia una manifestazione collettiva inerente lo sviluppo dell'umanità, sia un processo individuale che contrassegna la crescita del singolo individuo. In quest’ambito, lo sviluppo dell'individuo ripercorre il cammino evolutivo dell’umanità.
L’opera si articola in due sezioni principali. Nella prima parte l’autore, pescando ampiamente dalle narrazioni mitologiche, tratta il percorso della nascita della coscienza riferendosi a tre fasi principali: l’Uroboros, la Grande Madre e la separazione dei genitori del mondo (il mito dell’Eroe), mentre nella seconda ne fa una disamina degli stadi psicologi nello sviluppo della personalità.
L’Uroboros è un antico simbolo egiziano, di cui è detto: Draco interfecit se ipsum, maritat se ipsum, impraegnat se ipsum. «Uccide se stesso, sposa se stesso e feconda se stesso». Secondo Neumann questo antichissimo simbolo «È uomo e donna, genera e concepisce, divora e partorisce, è attivo e passivo, è sopra e sotto contemporaneamente.
L'Uroboros, il grande rotondo, non è solo il grembo, bensì anche i progenitori. Il padre primordiale è unito alla madre nell’unità uroborica. I due non vanno disgiunti uno dall'altra. Qui vige ancora 1a legge dell'origine, in cui sotto e sopra, padre e madre, cielo e terra, Dio e mondo si riflettono a vicenda e non possono essere separati». Nel mondo uroborico non c’è separazione, ne distinzione. A questa prima fase di totale indifferenziazione ne segue una seconda che è relativa al tema della Grande Madre. Scrive Neumann: «Quando l'Io comincia a emergere dall'identità con l'Uroboros, e cessa i1 legame originario dello stato embrionale nel grembo materno, compare anche un nuovo atteggiamento dell'Io nei confronti del mondo». In questo stadio, dove l’Io inizia a differenziarsi e il bambino cerca di sottrarsi alla dimensione inglobante della Grande Madre, nascono il senso di colpa e dei sentimenti di solitudine dovuti all’uscita di quel mondo privo di asperità, di differenze, dove tutto è regolato da un essere più grande. Con l’emergere dell’Io entrano nella percezione della coscienza «la sofferenza, il lavoro, il bisogno, il male, la malattia e la morte». Separandosi dai genitori primordiali si sperimenta la dualità, ma non in modo passivo, bensì in modo attivo. Questa separazione rinvia simbolicamente al sacrificio, all’uccisione, allo smembramento, alla castrazione. Se la coscienza riesce – tramite il combattimento, la lotta contro il drago/madre archetipica – ad emanciparsi sperimenta il tema dell’aggressione e contestualmente il senso di colpa. Ma è proprio l’agire distruttivo che consente la formazione della coscienza. Frantumare, spezzettare il mondo in modo continuativo consente alla coscienza di poterlo elaborare, introiettarlo, “mangiarlo” e quindi renderlo cosciente. Secondo l’autore «l’aggressione, la distruzione, lo smembramento e l’uccisione sono collegati simbolicamente alle corrispondenti funzioni corporee del mangiare, del masticare, del “mordere” ma vista non in modo crudele e sadico, ma necessario per incorporare il mondo. La terza e ultima fase della differenziazione della coscienza è, secondo Neumann, la nascita dell’Eroe, dove quest’ultimo deve fare una battaglia contro la Grande Madre nella sua versione negativa e uroborica che viene rappresentata simbolicamente come un drago, un serpente marino, o un’arpia che cerca di immobilizzare, soffocare e inghiottire l’Eroe appena nato. Scrive Neumann «le forze inconsce […] si mobilitano contro l’Io eroico e lo minacciano in forma di mostri e di draghi, di demoni e potenze cattive che lo vogliono ringhiottire». Esempi mitici di tale lotta sono San Giorgio che uccide il drago, Perseo che uccide Medusa (il cui sguardo pietrificante simboleggia il potere immobilizzante dell’inconscio), Marduk che uccide Tiamat, il drago femmina del caos.
Continua Neumann: «La lotta contro il drago è il simbolo archetipico della liberazione dell'Io dal potere divorante dell'inconscio primordiale. Attraverso questa vittoria, l'eroe conquista la sua autonomia e fonda il mondo della coscienza».
Superata la battaglia contro il drago e una volta che la coscienza ha ottenuto la sua autonomia, l’Eroe deve affrontare un’ennesima sfida e cioè l’uccisione del Padre (o del Re). Il Padre in questo caso non è solo la figura genitoriale, ma un simbolo archetipico che rappresenta i principi spirituali, la legge, l'ordine e la tradizione della coscienza collettiva. Evidenzia Neumann: «Il Padre è il simbolo del principio spirituale, della legge, dell'ordine, della tradizione e della coscienza collettiva. Egli incarna la struttura che organizza il mondo e impone i suoi valori». Questa battaglia contro l’archetipo paterno consiste nel liberarsi da strutture psichiche e sociale castranti o obsolete. La coscienza deve trascendere i valori e le norme che non gli appartengono più e che ostacolano il suo percorso evolutivo verso l’individuazione. Sottolinea Neumann: «L’uccisione del Padre non è un atto di parricidio letterale, ma la necessaria liberazione dell'Io dal potere coercitivo e totalitario di un principio spirituale che è divenuto tirannico e repressivo. È la conquista dell’autonomia etica e spirituale». Nella mitologia troviamo diversi esempi di questa battaglia come Cronos che evira il padre Urano, Zeus che a sua volta rovescia Cronos, e di tutti quegli eroi che sfidano e abbattono il tiranno.
Dopo queste “uccisioni” simboliche, l’Io (l’Eroe) è finalmente libero di affermare la propria autonomia e indipendenza aprendo un percorso verso una coscienza più integrata e matura. Come sottolinea ulteriormente Neumann: «Solo dopo aver affrontato e superato sia la Grande Madre divorante che il Padre tirannico, l'Io può integrare i principi maschile e femminile in una totalità armoniosa, raggiungendo una maturità psichica e la capacità di creare il proprio mondo di valori».
Ma la separazione, l’emergere dal mare uroborico non ha solo la funzione di differenziazione dalle figure genitoriali archetipiche quanto di creare un’asse Io-Sé stabile e consapevole. L’Ego pur mantenendo la sua autonomia, rimane connesso al Sé, cioè la totalità della psiche, attingendo da esso significato e direzione per il compimento del proprio destino tramite il processo dell’individuazione.
Nella seconda parte del testo Neumann affronta il tema della centroversione e formazione dell’Io. La definizione che ne dà Neumann è la seguente: «La centroversione è quella fondamentale tendenza della psiche che spinge verso la formazione di un centro, un nucleo unificante che integra tutte le sue parti, sia consce che inconsce. È la forza intrinseca che cerca di armonizzare gli opposti e di creare una totalità». Nei vari capitoli l’autore descrive il processo evolutivo della coscienza, facendo un’ampia disamina delle fasi archetipiche tramite le quale l’Io si differenzia e si sviluppa a partire da uno stato di originaria indifferenziazione fino al raggiungimento di una coscienza autonoma e differenziata. L’autore in questa disamina fa riferimento in modo significativo ai concetti junghiani introducendo una interpretazione simbolica e mitologica del percorso evolutivo della coscienza. Il processo di centroversione ha la funzione di unire gli opposti psichici, una sorta di coniunctio oppositorum, tra conscio/inconscio, maschile/femminile, luce/ombra, ecc., unica strada verso il processo dell’individuazione. Nota Neumann «La centroversione è il motore interno del processo di individuazione, il percorso attraverso cui l'essere umano diventa la totalità unica e indivisibile che è destinato a essere, trascendendo le limitazioni della sola coscienza egoica». Il concetto di centroversione ha un significato particolare all’interno dell’epistemologia ecobiopsicologia dove si è evidenziato come la dissonanza nell’asse Io-Sé possa riattivare potenti forze archetipiche dove si palesano somatizzazioni la cui lettura rinvia a degli aspetti filogenetici primari. Questa lettura consente quindi di poter, in un ambito clinico e terapeutico, riportare un equilibro nelle connessioni Io-Sé tali da ritrovare un senso del proprio percorso individuativo.
Ritornando a Neumann il quale evidenzia come l’evoluzione della coscienza non è un processo di tipo lineare che conduce ad una ulteriore differenziazione dell’Io, ma include anche un ritorno verso l’integrazione degli elementi inconsci. La coscienza evolve quindi in un processo di tipo circolare, che dalla primaria indifferenziazione, passa attraverso la separazione e differenziazione e culmina nell’integrazione degli elementi inconsci come l’Ombra, l’Anima/Animus, ecc. In conclusione il testo di Neumann offre una visione ricca, articolata e simbolica della nascita della coscienza e della sua evoluzione, descrivendo un processo che è sia universale, in termini mitologici e archetipici, che individuale.

* E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, Astrolabio, Roma, 1978

*Dr. Aurelio Sugliani - Psicologo. Responsabile Gestione Sistemi informatici e Area web ANEB. Collaboratore di Materia Prima. Autore dei libri “Tex Willer. Tra mito e archetipo”, "Nekyia, una via alla conoscenza", “Voci, racconti e narrazioni del corpo”, "Le relazioni nel mondo digitale"