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Fumo di tabacco: una lettura ecobiopsicologica

10 Marzo 2019

Fumo di tabacco: una lettura ecobiopsicologica

La dipendenza da fumo di tabacco è ad oggi una delle maggiori cause di problemi che coinvolgono l’apparato respiratorio e cardiaco. La rivista italiana di tabaccologia nel 2018 ha riportato i seguenti dati epidemiologici: in Italia ci sono 11,5 milioni di fumatori (22% della popolazione), di cui 6,9 milioni sono uomini (27,3%) e 4,6 milioni donne (17,2%).

La parola dipendenza viene dal latino dependere, composto da de=da e pendere=essere appeso/attaccato, e indica chiaramente uno stato di forte legame fra il soggetto e l’oggetto della dipendenza stessa. Dipendere da una sostanza indica il bisogno/piacere psicofisico incontrollabile di assumere tale sostanza.
Riguardo al fumo di tabacco, la dipendenza coinvolge il piano fisico, psicologico e comportamentale. Tali sottocategorie sono strettamente correlate e la loro influenza sul fumatore è soggettiva e risente di alcune variabili sia innate (genetiche) che acquisite (cultura, caratteristiche di personalità etc..). La presa in carico del paziente tabagista prevede l'intervento integrato su tutte e tre questi piani. La dipendenza fisica viene trattata con alcuni farmaci di provata efficacia (soprattutto vareniclina o buproprione) o con sostitutivi della nicotina (NRT), che portano a buoni risultati. La dipendenza comportamentale può essere affrontata con successo con validi consigli di natura pratica (evitare le situazioni a rischio, etc..). Il versante psicologico è invece molto più sfaccettato, legato alla storia personale del fumatore poiché la sigaretta ha un significato simbolico, un senso differente nella vita di ciascuna persona. Spesso viene definita dal fumatore una compagna o un’amica la cui vicinanza è indispensabile in certi momenti particolarmente intensi dal punto di vista emotivo (momenti piacevoli e/o momenti conflittuali). Alcuni fumatori, quando maturano l’idea di smettere, devono fronteggiare, oltre agli altri disagi, la paura di perdere qualcosa di veramente importante, che non può essere sostituito da null’altro. Molti vivono un vero e proprio momento di perdita, di vuoto: “Come farò senza?”. Una delle preoccupazioni più frequentemente espressa è quella di non essere più in grado di fare determinate cose allo stesso modo, come se si perdesse una parte importante ed efficiente di se stessi.
Ma perché il fumo di tabacco riesce ad avere un effetto così pervasivo? Cosa accade al nostro cervello già alla prima boccata? Nel giro di 7-10 secondi la nicotina, attraverso i polmoni, passa nel circolo sanguigno e da qui al cervello dove si lega a specifici recettori, i quali a loro volta rilasciano alcuni neurotrasmettitori tra cui la dopamina, che dà un senso di piacere. Proprio questa stretta contiguità temporale, quantificabile in una manciata di secondi, fra inalazione di fumo (causa) e senso di piacere dato dal rilascio della dopamina (effetto) crea una forte associazione fra le due situazioni, instaurando un comportamento ripetitivo, continuamente rafforzato dall’esperienza.
Che ipotesi ecobiopsicologiche possiamo perciò fare sulla dipendenza dal fumo?
Nell’atto del fumare troviamo coinvolto l’apparato respiratorio e, in particolare, i processi di inspirazione e di espirazione. Leggendo tali processi in un’ottica ecobiopsicologica possiamo osservare come il movimento dell'inspirazione a livello psichico corrisponda analogamente al meccanismo dell’introiezione, del portare dentro tutti quegli elementi emotivi-ossigeno psichico della relazione con il mondo; mentre l’espirazione, ovvero il portare fuori, riguarda quel movimento del proiettare all’esterno il mondo emotivo.
Quando il fumatore inspira avidamente dalla sua sigaretta, quali elementi emotivi sta introiettando e quali sta proiettando fuori da sè? Nelle antiche mitologie spesso le divinità apparivano avvolte da cortine di fumo/nebbia e il fumo avvolgeva l'iniziato ai misteri nei templi per purificarlo (rito della fumigazione) oppure pensiamo a riti come quello del calumet della pace degli Indiani d'America o all'uso dell'incenso nelle messe cristiane. Ad esempio, all’interno della tradizione Maya veniva utilizzato come tabacco sacro una sostanza chiamata Rapè avente come scopo la purificazione della mente e dell’anima; inoltre veniva utilizzata dagli sciamani per creare una connessione con il mondo spirituale. Tramite tale sostanza si andava a sollecitare il cosidetto “terzo occhio”, capace di collegarci al mondo dell'Invisibile e al mondo dello Spirito. I Maya grazie ai vari rituali aventi come soggetto il fumo di Rapè andavano ad invocare il dio Chaac, divinità antropomorfa associata all’energia vitale di ogni essere umano.
Il fumo può essere visto come elemento indicatore di quella trasformazione avvenuta tramite l'energia del fuoco e del passaggio da uno stato materiale/materico a uno stato aereo, più sottile e spirituale, visto il suo salire verso il cielo. Il Fuoco e il fumo rimandano in senso archetipico a quel circolo di trasformazioni che la coscienza può  o dovrebbe affrontare nel suo viaggio di individuazione. Se nel nostro inconscio collettivo abbiamo depositato questa simbologia, nel caso della dipendenza da tabacco cosa accade? Il soggetto accendondosi la sigaretta compie un simbolico accesso al tema del Fuoco, della propria energia aggressiva, che nell'atto della combustione cerca di trasformare con quella che chiama “compagna” e “amica” il proprio mondo emotivo del momento, ma che finisce per compiere un cortocircuito anzichè una reale rito di passaggio a stati di coscienza nuovi, “purificati”.
Soffermandoci sul percorso dello stimolo nicotinico sul cervello emergono aspetti interessanti sul ruolo della sigaretta. La nicotina attraversa gli alveoli polmonari e in pochi secondi tramite il circuito sanguigno, arriva al sistema nervoso centrale dove, legandosi con degli specifici recettori, libera dei neurotrasmettitori quali la dopamina,  che, come abbiamo detto prima, è un elemento regolatore del circuito del piacere e del reward.
Nello specifico i neuroni dopaminergici all’interno del nostro cervello percorrono quattro differenti vie per collegare gli assoni alle varie zone:
-   la via mesolimbica deputata al controllo del comportamento;
-   la via nigrostriatale, coinvolta nella gestione del movimento volontario
-   la via mesocorticale, connessa ai meccanismi di regolazione delle emozioni e dei sentimenti;
-  la via tubero-infundibolare, responsabile dei meccanismi di produzione di alcuni ormoni specifici come la prolattina.
La dopamina, neurotrasmettitore endogeno della famiglia delle catecolamine, quando liberata, agisce sul sistema nervoso simpatico e svolge un ruolo di primaria importanza sul comportamento, sull’apprendimento, sul sonno, sulla memoria di lavoro, sull’umore, sull’attenzione e favorisce l’inibizione della produzione di prolattina. Le neuroscienze ci aiutano a vedere come nel fenomeno della dipendenza  I piani del corpo, del comportamente e delle emozioni siano interrelati.

Un altro dato statistico rilevante riguarda le donne in gravidanza: il 30% delle fumatrici in Italia nel 2018 ha dichiarato di non aver abbandonato le sigarette nè durante la gravidanza nè l’allattamento.
Come leggere in chiave ecobiopsicologica questo dato? Perchè una donna in gravidanza continua ad immettere nel proprio corpo sostanze nocive, trasmesse al feto, fornendo a questo una sorta di “ cattivo nutrimento” o di “ nutrimento nocivo” prima attraverso il sangue e poi il latte? (La nicotina ha infatti un'emivita nel sangue di circa 90 minuti e resta nel latte materno per 3 ore,)
Una donna in stato di gravidanza che continua a fumare finisce per incidere sui livelli di produzione della prolattina, in quanto la nicotina assunta attiva il circuito dopaminergico, il quale a sua volta è un inibitore della prolattina stessa. La donna gravida fumatrice non si garantisce adeguati livelli ormonali a condurre uno stato di gestazione e allattamento adeguato alle esigenze della propria fisiologia e di quella del bambino.

Facendo delle riflessioni ecobiopsicologiche potremmo chiederci se con quella dipendenza la donna voglia attuare una sorta di meccanismo di negazione nei confronti della gravidanza, bloccando la prolattina per non affrontare tutto quello che comporta l’essere incinta? Se pensiamo invece all’allattamento, la domanda che ci potrebbe far ampliare il campo riguarda il tipo di nutrimento emotivo che la donna in questione ha ricevuto dal caregiver e si sta accingendo a passare al proprio figlio: che materno ha introiettato e come mai  decide di fornire al figlio un “cattivo” nutrimento passandogli anche sostanze nocive come la nicotina? Potremmo allusivamente immaginare la psiche della donna dominata dall'archetipo della “puella aeterna” che non è riuscita a trasformare il rapporto di dipendenza dalla Grande Madre e non si in grado di diventare essa stessa madre?

Il compito di un terapeuta ecobiopsicologico è quello di costruire per la paziente un campo emotivo in grado di contenere e trasformare I vissuti emotivi di rifiuto,di vuoto e di rabbia per quel nutrimento mancato  e I modelli operativi interni di cui è portatrice. Non dobbiam dimenticare  che nessuna madre potrà dare al figlio ciò che non ha ricevuto. La psicoterapia ecobiopsicologica con la sua sintonizzazione sulla memoria implicita del fumatore cerca di riportare a consapevolezza la storia passata e di porsi come esperienza emotiva riparitrice e ri-attivatrice del percorso di inviduazione del soggetto.


Bibliografia:
Chevalier J., Dizionario dei simboli, edizioni Bur, Milano, 1999
Frigoli D., Il linguaggio dell’anima, Edizione Magi, Roma, 2006
Frigoli D., La fisica dell'anima. Riflessioni ecobiopsicologiche in psicoterapia, Paolo Emilio Persiani, Bologna, 2013
Frigoli D. L'alchimia dell'anima, Edizioni Magi, Milano 2017
Gioia S., “La respirazione nell’essere umano: un delicato equilibrio tra dipendenza e autonomia”, Aneb, 2018
Guénon R. Simboli della Scienza Sacra, Adelphi, Milano, 1975
Lezioni Aneb 2018/2019
R. Pacifici; I. Palmi; L. Mastrobattista; Il fumo di tabacco in Italia, Rivista di tabaccologia  n 3/2018
Pyle RC et al. “Asthma-associated comorbidities in children with and without secondhand smoke exposure” Ann Allergy Asthma Immunol 2015; 115(3): 205-10).
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_467_listaFile_itemName_0_file.pdf

Articolo rivista “stampa e salute” 2018 di Massimiliano Panarari “Dagli sciamani ad Oscar Wild: il mondo in una nuvola di fumo. Cosi la “divina nicotina” ha sedotto il mondo dagli sciamani a Marx, a monopoli a multinazionali”.
Arcticolo su Focus del maggior 2017 di Franco Capone “ il fumo: storia di un vizio mortale”

*Dott.ssa Alice Riazzola, psicologa, psicoterapeuta